Agricoltura sociale. Orto socialista.

Giorno nuovo, progetto nuovo.
Sicuramente negli anni abbiamo immaginato più progetti di quanti ne abbiamo realizzati. Se dovessimo fare una proporzione potremmo dire che per quattro progetti realizzati ne abbiamo fantasticati forse 400…
Ma questo è un bene sotto certi punti di vista. Vorrà dire che abbiamo molta fantasia! E che ci piace spesso sognare. Questa mattina di sogno ne abbiamo fatto un altro. Cioè, sognamo di notte come tutti gli esseri umani. Magari di giorno ci piace ascoltare i sogni dei nostri ragazzi, ma ad occhi aperti ne facciamo tanti anche noi.
Dicevamo che questa mattina abbiamo fatto un altro sogno, insieme a Pietro del Comune di Capranica. Come tanti di voi sanno, durante l’estate la comunità si è divertita a coltivare un orto per la prima volta nella nostra storia. I nostri, con molta onestà, sono tra i pochi pomodori sopravvissuti in zona al terribile clima di questa estate. Le nostre zucchine, non per vantarci, hanno raggiunto dimensioni che non stentiamo a definire “insolite”. Tutto questo senza l’aiuto della chimica, ma con molto aiuto di quella chimica particolare che è l’amore…. Magari un pò di verde rame ogni tanto… Vabbè una passata di insetticida ad un certo punto… Ma tutto assolutamente biologico!
Pensavamo così di rendere la cosa più strutturata. Pietro ci suggeriva di partecipare insieme ad altre cooperative che si occupano in zona di agricoltura sociale, ad un bando della regione Lazio dal nome “innova tu”.
Non siamo molto esperti di bandi (forse ci piace di più sognare? O forse passiamo troppo tempo in compagnia di Freud e ce ne rimane poco per studiare il sito della regione Lazio), ma Pietro è decisamente un serio professionista in questo genere di cose.
Pensavamo quindi di presentare qualcosa del genere. Due cooperative, tra cui la nostra e due comuni, Capranica e Barbarano. La presentazione di un progetto di agricoltura sociale.
Quando lo zio di Stefano è passato a fine Marzo per girare la terra del giardino, ancora non pensavamo quell’azione in termini di agricoltura sociale, ma leggendo questa mattina qualcosa sull’argomento ci siamo resi conto che già “ci stavamo dentro”.
Spesso succede con le cose interessanti, delle quali non conosci il termine e la definizione, ma poi ti accorgi che già le facevi.
Ad esempio fare l’orto, coinvolgere nella sua cura i ragazzi e il clan di adulti, raccoglierne i frutti e farne argomento di discussione negli ultimi mesi ha sicuramente aumentato il benessere della nostra comunità e di quei cittadini (non in senso grillino, per carità) che in qualche modo a noi vicini hanno assaggiato i famosi pomodori del Funambolo. (A proposito tra poco arrivano le zucche.)
Insomma per noi l’orto è stato un indice di benessere sociale. E questa cosa si può dire così: human development index, la misurazione del benessere sociale in termini di welfare, di speranza di vita. Noi il welfare ce lo abbiamo nel DNA e facendo l’orto abbiamo fatto sociale.
Non saprei dire se abbiamo fatto qualcosa di innovativo. Certo è che il sogno potrebbe essere descritto semplicemente aumentando il volume di questa piccola esperienza estiva. Allora avrebbe tutt’altro impatto sul miglioramento della qualità della vita di una comunità più grande. Forse l’innovazione potremmo ravvisarla nel fatto di stringere nuove forme di relazioni sociali. Casa famiglia, comune, istituzioni, aziende, cooperative e cittadini…. Tutti intorno ai ragazzi per prendersene cura.
Con Pietro oggi pomeriggio ci incontriamo. Viene alla riunione un signore di Barbarano che gestisce un’azienda agricola con la quale coniugare le riscorse dell’agricoltura con le nostre attività sociali. Per far diventare il nostro orto più grande e risorsa di un possibile percorso terapeutico.
Tra l’altro aggiungiamo una piccola nota… Se guardi un telegiornale da qualche annetto ogni brutta notizia è giustificata dal momento storico di crisi. Questo fatto dell’agricoltura biologica, sociale, dei piccoli orti, viceversa rientrano in una risposta positiva, costruttiva, creativa della cittadinanza. I grandi sistemi di produzione da un lato non sono più credibili, certo è una parolona dire che hanno fallito, ma forse forse il cittadino inizia a dubitare o quanto meno ad esercitare una giusta critica. L’orto in questo scenario diventa uno strumento di critica, quasi direi di lotta di classe o di quella versione di lotta magari non violenta, che è esercizio di critica nei confronti di un sistema costituito con il profitto come ragion d’essere.
Quindi stiamo a vedere… Che magari da un piccolo orticello che ci ha aiutato ad arrotondare sulla spesa nasca anche un bel progetto.
Qualora fosse vi faremo sapere.
E caro lettore magari potrai approfittarne ed essere il primo ad assaggiare i nostri prodotti!

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