Perché ci vuole orecchio…

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Enzo Jannacci cantava che per fare certe cose “ci vuole orecchio”. Oggi più che mai “l’orecchio” è un imperativo per chi si occupa di aiuto. Nel nostro paese ci sono sempre più associazioni e molti servizi alla persona sono delegati a gruppi di professionisti che realizzano progetti di privato sociale.

Di contro gli utenti dei progetti, ragazzi, famiglie, bambini, rifugiati, si trovano sempre più a vivere condizioni di sofferenza sulle quali soffermarsi con attenzione e serietà.

Il volontariato e la buona volontà possono molto, ma di fronte a condizioni di dolore causate da traumi importanti (pensate solo al viaggio dei bambini e adolescenti siriani, pensate alle guerre, quelle tra intere nazioni o semplicemente alle “guerre” che coinvolgono tua famiglia) la nostra mente (psiche, anima, chiamatela come volete) diviene un labirinto che impone a chi si prende cura di sapersi destreggiare, di conoscere bene i meandri di ciò che si attraversa. Di avere “orecchio”… ovvero metodo!

La tanta esperienza in casa famiglia ci ha insegnato quanto sia importante lo stare insieme quotidiano, ma anche quanto sia necessario avere vicino degli adulti affidabili che conoscono bene il loro mestiere. Nella nostra attività di operatori abbiamo negli anni trovato nella psicoanalisi un vertice di riferimento e un metodo da seguire quando si è a contatto con le umane sofferenze. Sicuramente altri avranno altre teorie e riferimenti, ma riteniamo fondamentale che un gruppo di aiuto ne abbia una. Che si sappia orientare e che si qualifichi in modo professionale. Ne va della salute dei nostri ragazzi e della serietà e dell’etica della nostra professione. Non è dunque cosa da poco e su questo fronte non si improvvisa.

In tal senso abbiamo trovato importante esportare e condividere questa posizione. D’altronde non si può avere la pretesa di aiutare se non si poggia su delle basi solide. Abbiamo trovato molte persone nelle comunità e in altri progetti a condividere questa visione dell’aiuto. Finanche le istituzioni hanno compreso che per dare credito ad un progetto è importante sapere che chi lo vive sia affidabile. L’affidabilità è data da molti fattori, sicuramente il percorso professionale è sempre più al primo posto.

Da poco ci è sembrato importante dare vita ad un’iniziativa con un respiro nazionale che avvicinasse realtà che condividono questa impostazione nell’aiuto. Noi del Funambolo insieme ad altri amici abbiamo dato vita alla Fenacopsi, federazione nazionale delle comunità ad impostazione psicoanalitica. L’obiettivo è appunto quello di far conoscere questo tipo di realtà e il loro modo di concepire e vivere la comunità. Abbiamo avuto in questi primi mesi l’adesione di associazioni e istituzioni nelle Marche, in Puglia, Umbria, Piemonte oltreché nel Lazio, in Val d’Aosta e Lombardia.

Agli amici che da anni seguono il lavoro del nostro gruppo siamo lieti di presentare questa ulteriore attività che adesso ha uno splendido sito (seguite il Link).

Già con l’associazione Lesra e Rubin avevamo iniziato a diffondere la cultura dell’aiuto a Roma, attraverso dei seminari gratuiti aperti ad operatori, istituzioni o semplici appassionati. Crediamo fermamente che questa sia la nuova frontiera dell’aiuto e siamo felici di potervi far partecipare quanto più possibile di questa nostra attività.

Al prossimo aggiornamento!

 

 

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