Supermanz è un film ibrido, non è un vezzo, è una necessità narrativa. E’ il solo modo che abbiamo per mettere in scena quel magico realismo, nel quale ci si imbatte nel momento in cui si mettono a confronto diversi mondi profondamente diversi tra loro.
In un momento storico in cui le persone vivono in simbiosi con le maschere che indossano, credo che rimanere sospesi tra la narrativa che interpreta il mondo reale e l’interazione con il mondo reale stesso sia il solo modo per affrontare in maniera autentica un tema come la “presenza nel mondo”.
Solitamente, un docu-fiction è schematico, si riprende la realtà così com’è prima, si mette in scena la finzione poi. Infine si uniscono i puntini.
Il nostro intento, invece, è quello di far andare di pari passo, la finzione e la realtà, facendo in modo che le diverse chiavi di lettura viaggino parallelamente per poi concludere in un’unica riflessione.
Il primo livello narrativo è dato dalla presenza reale dei veri soggetti di Supermanz: i ragazzi e gli operatori, la vita della cooperativa Epochè, che tra ostacoli istituzionali, burocratici e conflitti quotidiani affronta sempre a testa alta le difficoltà che si trova di fronte.
Il secondo livello narrativo è la presenza della Macchina da presa, o più “umanamente” del narratore, questo altisonante filtro, che non è mai obiettivo, poiché alla base c’è sempre una selezione di quello che verrà ripreso.
Nel mezzo, a fare da catalizzatore, la presenza dell’attrice Rosa Diletta Rossi, che ci accompagnerà in questo viaggio, indispensabile chiave di lettura che ci aprirà le porte del mondo che andremo a invadere.
Supermanz è una metafora ironica, perché è con l’ironia che si può sensibilizzare in maniera più determinata l’opinione esterna verso un tema delicato come quello che vede come reali protagonisti, coloro i quali hanno ricevuto, probabilmente come sola occasione che li ha messi in difetto con la vita, una condizione che non hanno scelto e il mancato tempismo nell’affrontare gli ostacoli dell’adolescenza.
Supermanz può sembrare un errore di battitura, ma non lo è.
Così come il sovvertimento di una lettera può apparire, in un primo momento, un difetto, una svista o più semplicemente un refuso, così alcuni individui hanno parametri etici, sociali, morali diversi, che, ad una prima lettura, possono sembrare sbagliati se non addirittura folli.
Il nostro, è un viaggio attraverso la “casa famiglia” e il “compagno adulto” della cooperativaEpoché Onlus, che si appresta ad indagare proprio su questo: la diversa interpretazione del reale, la reazione agli affetti, il modo di intendere l’amicizia, l’amore e, ovviamente, anche l’odio di ragazzi che hanno sofferto e il cui mondo è diverso, un mondo di Supermanz.
Sono tutti ragazzi giovani e per questo, nella loro realtà dove la Z è il dritto e la S il rovescio di quella “lente mentale” che tutti noi abbiamo impressa nel nostro io e tramite la quale osserviamo ciò che ci circonda, potremmo trovarci smarriti, divertiti o tristi. Ma questo poco importa.
La domanda che ci poniamo è: Può questa differenza essere una sorta di “peccato originale” o, incredibilmente, la semplice e razionale, diversa visione di un mondo che ci spinge a suo volta ad essere interpretato in modo contraddittorio?
Troveremo, in loro, una parte di noi e pensieri che ci hanno sfiorato o confuso, idee accantonate nella giovinezza o sperimentate e poi abbandonate?
Qualunque sia la risposta, sia che lo spettatore sia un “Z” o una “S”, quelle che vedremo saranno comunque idee che abbiamo pensato, cose che abbiamo visto e che oggi non ricordiamo più.
Ed è grazie ad una seconda lente, quella dell’obiettivo, ed alla guida degli operatori di Epoché, che riusciremo a mettere il tutto a fuoco.